martedì 21 novembre 2006

15 anni fa

Image by: Esther Watson

Avevo 18 anni quando un giorno andai in gita con degli amici. Ci eravamo messi in testa di fare una cosa bucolica e cercare di capire cosa la natura aveva da offrire. A 18 anni si è tante cose e si vorrebbe essere in tanti modi. Le idee, le passioni, i sogni. Si leggeva Siddharta e si cercava di apprendere da Gibran. Un mio amico era appena venuto fuori controvoglia da una storia di due anni col suo eterno amore e nessuno di noi riusciva a spiegargli che c’era tutta la vita per dimenticare e divertirsi. Ma non per lui, che continuava a ripetere: Lei e nessun’altra. Eravamo scesi dalla macchina e ci stavamo accingendo ad incamminarci su un sentiero alquanto irto. Ridevamo se qualcuno cadeva e mangiavamo strada facendo i panini portati. Dopo mezz’ora già stanchi, ci siamo seduti in una specie di radura e ci siamo riposati. Si udiva belare e poco dopo eravamo attorniati da una trentina di capre. Il pastore sopraggiunse subito dopo e ci chiese se avevamo acqua. Si sedette vicino a noi e cominciò a parlare e ad incuriosirsi del perché eravamo finiti in quel posto così lontano dal centro abitato. Sottovoce per non farmi sentire spiegai che doveva servire da svago per il nostro amico. L’anziano pastore rimase un po’ stranito dalla nostra superficialità verso lo stato d’animo del nostro compagno. Prese il bastone col quale si accompagnava e con un piccolo coltellino cominciò ad intagliarlo. Nel farlo, iniziò a raccontare che alla nostra età aveva conosciuto una ragazza, della quale si era innamorato. Lui allora, spiegava, non era pastore, ma lavorava in un negozio di generi alimentari, e così aveva la possibilità di vedere sempre la ragazza. Anche la ragazza sembrava presa da lui e dopo qualche tempo, si fidanzarono. Il pastore raccontava di quanto felice lui fosse, di quanto si sentiva meglio, di come si alzava felice la mattina e di come la notte non gli mettesse più tristezza. La famiglia della ragazza, cominciò presto a pretendere che si discutesse di matrimonio, ma lui, povero in canna e che poco poteva chiedere alla famiglia, era in imbarazzo. Spiegò che gli occorreva del tempo per mettere i soldi da parte, ma non fu più accolto bene in casa della ragazza. Costei, dal canto suo, aveva cambiato il suo modo di parlargli e dimostrargli il proprio affetto. Lui non sapeva come risolvere la situazione e sapendo dove il padrone teneva la cassaforte, decise di rubare un po’ di soldi alla volta e metterli da parte. In una quindicina di giorni, aveva la cifra giusta per passare ai fatti. Lui era innamorato di lei, e non osava pensare cosa avrebbe fatto se la famiglia l’avesse obbligata a sposare un altro in condizioni migliori. Si decise la data del matrimonio, ma non si sa come né perché, il padrone si accorse dell’ammanco e l’accusò apertamente del furto. Passò circa un mese in carcere. Giorni passati a pensare a lei, a cosa poteva pensare di lui e cosa avesse deciso. Non una volta la vide arrivare in carcere per parlare con lui, ma lui trovava sempre un motivo per giustificarla. Una volta uscito, non andò neanche dalla madre, ma corse subito a casa di lei. Gli sembrava che in tutti quei giorni passati lontani, gli fosse mancata l’aria per respirare. Non fu ben accolto, anzi, il suocero lo aveva cacciato in malo modo, dicendogli chiaramente di non farsi più vedere, perché non era una persona gradita. Nonostante le sue richieste, non riuscì a vederla. Conosceva le sue abitudini e la mattina seguente si fece trovare all’uscita della chiesa. Lei non sembrava sorpresa. Lui vide il suo sorriso e gli bastò a fargli scordare la tristezza di quel mese. Cercò di spiegarle perché lo aveva fatto, ma lei rimaneva muta. Poi, lo prese per un braccio e lo trascinò in aperta campagna. Lì, lei si donò a lui, senza se e senza ma. In silenzio, ma guardandolo negli occhi, gli disse tutto il suo amore. “Non dimenticherò mai il sapore delle sue labbra – disse il pastore – sapevano di miele, ed ancora me lo ricordo”. Fatto sta, che dopo essersi amati follemente, lei gli comunicò che dopo qualche mese si sarebbe sposata. Suo padre l’aveva obbligata a farlo e lei non aveva forza né coraggio per disobbedirgli.
Al pastore sembrò quasi di sentire il rumore del suo cuore mentre si spezzava. Un dolore lancinante alla bocca dello stomaco lo piegò in due e mentre lei correva via, versò tutte le lacrime di una vita. “Non riuscii in alcun modo a rimediare alla cosa. Ero talmente disperato che andai a vederla in chiesa mentre si sposava. Pensavo che lei era stata mia, che lui non avrebbe mai avuto accesso al suo cuore, perché lei amava me, ma questo non mi consolava”.
Lasciò la sua casa e se venne in montagna. Voleva stare da solo per sempre. Da solo con il ricordo di lei. Una settimana dopo, un tale lo aveva convinto a badare al gregge di un contadino dovuto emigrare. Mentre saliva su per la montagna, sentì una voce che lo chiamava. Pensò che la sua folle idea continuava a perseguitarlo e non ci volle fare caso. La voce però continuava a chiamarlo, allora si fermò e attese. Fu un colpo vederla correre verso di lui.
Gli sembrò che il cuore gli stesse per scoppiare. La vide venirgli incontro, e si accorse che lei aveva la faccia e le braccia coperte di lividi. Capì cosa era potuto succedere. L’abbracciò stretta e la cullò per molto tempo. Poi lei si staccò e gli disse risoluta : “E adesso non ti lascio più”.
- E come è finita? – chiese il mio amico rinvenuto dal suo stato di torpore
- Non è finita. Sono passati quaranta anni, e lei è sempre con me, che mi aspetta a casa, con le labbra che sanno del miele più dolce –
Io stavo per mettermi a piangere, quella storia aveva commosso me, figuriamoci il mio amico dal cuore spezzato.
- Vedi, quello che ti volevo fare capire, è che anche se hai questa età e i tuoi amici non prendono sul serio quello che provi, io ti capisco. Quello che ti posso dire è che l’amore è costruito sul dolore e sull’incomprensione degli altri. Devi imparare dal dolore. Il resto succederà, sia che tu lo voglia sia che non lo voglia. Se tu sai che è questa la ragazza alla quale ti senti di appartenere, sarà destino che starete insieme, ma non sarà per compito tuo che questo accadrà. Succederà e basta –
Adesso sono passati quindici anni, e quell’incontro, quelle parole non le ho mai scordate. Penso che cantava bene Venditti quando diceva “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Ho cercato di imprimermi nella memoria il ricordo della storia di quel pastore. So che aveva ragione. Lo so perché, non so come né quando, il mio amico, dopo un viaggio introspettivo durato anni, mi ha chiamato e mi ha annunciato che si sarebbe sposato. Con lei.



Film: PRIMA DAMMI UN BACIO
Libri: SULLA SPONDA DEL FIUME PIEDRA MI SONO SEDUTA E HO PIANTO (P. Coelho)
Musica: AMICI MAI (A. Venditti) , QUANTO TEMPO E ANCORA (B. Antonacci)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bella storia, chissà se è vera o meno? Bibi mi piacerebbe credere che in qualche parte del mondo sia esistita una cosa del genere, ma non credo che possa essere. Magari è il mio cinismo a farmi parlare, ma non credo più in tante cose

Anonimo ha detto...

Anch'io sono d'accordo con Mauro. Sarebbe bello credere una cosa del genere, ma mi risulta difficile.Forse sono un pò cinica, non so.