domenica 31 dicembre 2006


Non voglio buttare via proprio tutto dalla finestra a mezzanotte. Anche se si è concluso nella maniera peggiore per me, voglio tenere anche i brutti ricordi, il dolore e la sofferenza provata. Mi farà bene ricordare il passato, perchè mi migliorerà e perchè non mi farà dimenticare di non dare tutto per scontato. Desidero che la piccola speranza nata in questo mese pieno di magia, possa diventare qualcosa di concreto per l'anno nuovo. Penso di meritarlo, e mi auguro che il destino non continui ad accanirsi. Adesso voglio stare bene. Grazie a chi è stato con me, in tutte le varie manifestazioni del mio essere, a darmi la mano, ad asciugarmi le lacrime o a proibirmi di versarne altre.


martedì 26 dicembre 2006

Pensieri sparsi

Image by: Colonel Moutarde
Ad essere sincera, non mi aspettavo di poter stare bene in questi giorni, ma così è andata. Avevo sottovalutato la meravigliosa influenza dell'affetto familiare, quando tutti tornano, e si chiacchiera, si scherza, ci si prende in giro e si è così delicati da non fare stare male nessuno. Avevo anche sottovalutato la benefica terapia dei regali. Un vero toccasana! So comunque che quanto prima partiranno di nuovo tutti, ed io dovrò di nuovo fare i conti con la mia solitudine interiore e i miei scheletri nell'armadio. Dovrò tornare a vedere di nuovo in profondità quanto siano tristi i miei occhi, anche se non nego mai un sorriso ad alcuno. Sorridere ed essere consapevoli di quanta tristezza abbiamo dentro. A volte mi sembra uno sforzo sovrumano, come se dovessi da sola spingere un camion fermo. Quanto prima dovrò partire anch'io, dovrò cominciare una nuova vita, senza il vecchio nè quello che ho sperato fosse il nuovo accanto. Forse dovrei smetterla di fare i miei abituali voli pindarici e stare con i piedi per terra e convincermi che se una cosa doveva succedere sarebbe successa comunque. La mia amata sorella a proposito di questo mi ha spiegato che sia che noi facciamo o non facciamo delle cose, esse si verificano uguale. Possiamo opporci quanto ci pare, ma se una cosa deve andare in un certo modo, così andrà. Ritengo siano esternazioni da eccesso di Lindt accovacciate ai piedi dell'albero di Natale, anche se tutti i torti non li ha. Di mio aggiungo che una mano agli eventi si deve dare. Non so cosa l'anno nuovo abbia in serbo per me. Sono molto ansiosa di vedere come cominceranno i primi giorni e come potrebbe cambiare la mia vita. Mi auguro che il destino sia dalla mia parte e che mi aiuti a fare una certa cosetta.

Sono quella che sono
Sono fatta così
Se ho voglia di ridere
Rido come una matta
Amo colui che m'ama
Non è colpa mia
Se non è sempre quello
Per cui faccio follie
Sono quella che sono
Sono fatta così
Che volete ancora
Che volete da me
Son fatta per piacere
J. Prèvert


domenica 24 dicembre 2006


A chi ama dormire ma si sveglia sempre di buon umore, a chi saluta ancora con un bacio, a chi lavora molto e si diverte di più, a chi va in fretta in auto ma non suona ai semafori, a chi arriva in ritardo ma non cerca scuse, a chi spegne la tele per fare due chiacchiere, a chi è felice il doppio quando fa la metà, a chi si alza presto per aiutare un amico, a chi ha l'entusiasmo di un bambino e i pensieri di un uomo, a chi vede nero solo quando è buio, a chi non aspetta il Natale per essere migliore, a chi non dimentica il suo prossimo e a chi non fa finta che tutti sono felici ... Buon Natale!

venerdì 22 dicembre 2006

MAH!

Beh, è passato qualche giorno e nessuna novità sul fronte cambiamenti. Il mio stato sentimentale delirante, insofferente e impaziente mi getta in una condizione di semi-sconforto. Gli acquisti di Natale per fortuna sono completati ed io ho smesso di trotterellare in giro pronta ad azzannare con una mia risposta al vetriolo chiunque osi mostrarmi un pò di spirito natalizio. La saggia Ally è lontana anche se più vicina e vive e vede colui il quale vorrei vedere, colui il quale io vorrei incontrare. In tutti questi mesi è stata una sorta di bastone a cui appoggiarmi e nonostante il peso, il bastone non si è rotto. Le mie notti sono migliori dei giorni. Trascorro qualche serata con Margot, l'amica di lunga data, persa nel corso di questi anni, ma sempre ritrovata. Insieme ci spariamo di quei discorsi che farebbero deprimere anche Topo Gigio. Discussioni che a distanza di anni non sono cambiati, siamo noi ad essere cambiate, ma sempre con il cuore gonfio. Ogni volta che entriamo in un negozio ci accoglie la sua canzone del momento preferita e lei dice di quanto a volte siano così vere quelle parole, ed io dall'alto del mio cinismo rispondo che Elisa canta e noi stiamo invece infognate in uno stato pessimo. Concludiamo la serata ubriacandoci con un aperitivo analcolico (so che è impossibile però è successo) e non riuscendo a capire ciò che definisce i nostri sentimenti. Alla fine lei sorride ed io termino le frasi con il mio solito "cazzo ne so" . Torno a casa e sul messenger trovo Tolly, che al grido di DAITARN AZIONE! comincia una lunga dissertazione, la quale ci coinvolge direttamente, tanto che ho pensato finiremo alla neuro prima o poi. Ci sfiniamo a far l'alba con i nostri discorsi esistenzial-sentimentali, non arriviamo ad un punto d'arrivo (d'altronde come potrebbe accadere se non abbiamo nemmeno un punto di partenza?). Ne concludiamo che non siamo noi quelli sbagliati, ma gli altri. In realtà mi sento come se fossi ai blocchi di partenza, pronta a scattare, ma verso cosa? Non vorrei ritrovarmi spiaccicata sul muro. In verità credo che se mi trovo in questa situazione, sono io forse ad avere qualche problema, o ad essere brava a trovarmi situazioni problematiche. Ho letto da qualche parte che ciò che distingue un intoppo da una chance è il giudizio che ne diamo noi. Non so, ma mi piacerebbe tanto che un giorno, per caso...

Questa settimana Rob Brezsny mi dice:



È arrivato Sballo Natale, Toro! Ho meditato su quale potrebbe essere il regalo perfetto per te. Cosa potrebbe aiutarti a sfruttare al massimo le correnti cosmiche del 2007? Ho optato per Winning with integrity: getting what you are worth without selling your soul (Vincere onestamente: come ottenere quello che meriti senza vendere l'anima) del procuratore sportivo Leigh Steinberg. Ti aiuterà a diventare più intelligente e generoso nelle contrattazioni che farai nei prossimi mesi. Ecco un assaggio dei consigli di Steinberg: 1) schierati con chi condivide i tuoi valori; 2) scopri tutto quello che puoi sull'avversario; 3) crea un clima di collaborazione; 4) impara ad ascoltare; 5) fai credere al tuo interlocutore di avere un'altra scelta, anche se non ce l'hai.



Se devo essere sincera questa settimana non l'ho capito l'oroscopo!



La canzone di Margot

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio insieme
Quante cose che non sai di me
Quante cose devi meritare
Quante cose da buttare nel viaggio insieme
Quante cose che non vuoi sapere
ELISA - LIGABUE (Gli ostacoli dell'amore)

martedì 19 dicembre 2006

...E ORA PRENDO LA VITA PER LE PALLE!

IMAGE By: JO LAUTREDOU



Un fine-settimana di elucubrazioni, di indecisioni, di 2 passi avanti e 5 indietro, poi una notte ha portato consiglio e ho deciso. Si, adesso basta. Basta star soli,basta sentirsi dei vermi, inadatti solo perchè qualcuno malefico te lo ha fatto credere. Lunedì mattina ho preso la vita per le palle, come ha detto la buona Ally dall'alto della sua saggezza, mentre la sua pazzerella amica Bibi sembrava una trottola impazzita. L'ho fatto, mi sono alzata con quel pensiero, mi sono guardata allo specchio e per un decimo di secondo ho ricreduto in me. Ho creduto che un modo per andare avanti c'era. Ho realizzato che se continuo a crederci, posso ottenere ciò che voglio. Ho creduto che posso farcela a risalire a galla. Istruita ad arte dalla nuova rivelazione Tolly, esco di casa decisa a prendermi quello che mi piace. Beh, in realtà non so se è questo che voglio, ma voglio stare bene e questo mi fa stare bene. Ho raggiunto il finanziere nella sua tana e ho fatto in modo che si accorgesse che io esistevo. E' stata una sorpresa sapere che già se ne era accorto. Ho fatto la mia porca figura e pienamente soddisfatta l'ho messo nelle condizioni di pensare e ricordarsi di me. Ho sentito di nuovo sensazioni, malizia e sintonia. Ha un legame sentimentale lui, ma perchè dovrei farmi scrupoli io se nella mia storia nessuno si è fatto scrupoli per me? Adesso non mi faccio mille seghe mentali sperando. Ho solo fatto qualcosa che andava fatta. Io adesso sto ferma, io non mi muovo, perchè io non ho problemi, li ha lui. Io esisto, so di esistere, ma ancora non mi vedo vivere. Domani sarà un giorno ancora migliore. Domani rimetterò la testa fuori di casa, e la terrò alta. Domani imparerò di nuovo quanto valgo e quanto gli altri lo pensino. Anche quest'anno Natale farà la sua magia, e forse l'anno vecchio prima di andare via, sussurrerà a quello nuovo ciò che non ha potuto portare a termine per me. Voglio credere che sia così. Devo crederci.

venerdì 15 dicembre 2006

ORO(A)-SCOPO

Alla fine l'ho dovuto per forza fare. Mi sono dovuta alzare dal divano (è stato orribile), ho dovuto entrare di corsa sotto la doccia (un freddo con i termosifoni rotti!), ho dovuto aprire l'armadio e cercare qualcosa che mi convincesse (come se al momento qualcuno o qualcosa ci potesse riuscire! Forse riuscire a beccare una certa divisa da finanziere farebbe al caso mio,ma lasciamo perdere anche quest'argomento). Insomma ho dovuto mettere il naso fuori di casa, un'esperienza che non ricordavo così tragica. Mi è sembrato di rivivere il giorno in cui sono andata all'asilo e mi sono vista strappare dalle braccia della mia mamma. Adesso 25 anni dopo, accendendo la macchina mi sembra che lo stesso mi stia capitando mentre vedo la mia casa allontanarsi e la macchina procedere verso il centro. Comincio ad imprecare da subito per via del traffico e delle isole pedonali. Non riesco a trovare parcheggio e impreco contro il sindaco. Non resta che fermarmi da qualche parte e camminare coi piedini. Visualizzo mentalmente la lista dei regali e mi sento quasi mancare. Come ho fatto a tralasciare questo compito per tutto questo tempo? E' da pazzi accingersi a farlo con questo tempo, con questa folla e scazzata per come sono. Mi stampo una sorta di espressione che mascheri l'odio viscerale verso i miei concittadini (a parte quelli nuovi con la divisa da finanziere) e mi avvio lungo il centro storico. Ho trascorso più di un'ora in giro e sempre guardandomi attorno, e alla fine sono rientrata a casa con un misero pigiama e la lista ancora lunghissima. Ma chi se ne importa, Natale è ancora lontano, credo. Mi rimetto in tenuta casalinga,ritorno sul mio tanto amato divano,sbircio quasi sognante la foto del finanziere e poi metto mano al telefono. La mia amata sorella lontana si sorbisce le mie intolleranze e gli sproloqui contro i miei simili per più di un'ora. Poi è la volta di Ally, nervosa per l'imminente partenza che la riporterà fra le braccia del suo amato. Anche lei mi sta a sentire con pazienza e cerca di darmi qualche incoraggiamento nel fare ciò che voglio. A saperlo ciò che voglio!Buon Viaggio per Ally e coraggio per me. Adesso la notte è vicina, speriamo che il mio speciale contatto messenger sia online e speriamo che riesca a farmi ridere un pochetto. E' online ma riesco all'inizio a litigare pure con lui. E' la notte sbagliata per tutti e due. Avverto un suo bisogno e cerco di far felice almeno lui; macchè ci salutiamo che quasi eliminiamo i nostri contatti. Non so che gli sia preso, o forse si, ma non voglio pensarci. Adesso sono le cinque! Le palpebre non accennano ad abbassarsi. Vorrei vedere una luce o avere una premonizione e mi viene in mente Rob. Come sempre quando brancolo nel buio, mi rivolgo agli oroscopi, come se vedessi in loro una sibilla in grado di predirmi il futuro. So che invece è speranza di sentirmi dire delle cose carine, alle quali poi mi ci attacco tanto che mi innervosisco molto quando mi sento presa in giro. Quello di Rob è il mio preferito. E' un oroscopo divertente e strano, che non mi lascia mai l'amaro in bocca ma anzi mi dà modo di riflettere e sorridere. Lo cura Rob Brezsny, ed è un vero spasso. E' talmente carino che leggo, anche se non mi interessano, tutti i segni dello zodiaco. E l'oroscopo di questa settimana mi smuove un pò (ma proprio poco). Sembra una sorta di consiglio nel marasma della mia vita. Il mio oroscopo della settimana recita così:

"Non hai bisogno di alcol e droga per attivare le potenzialità di questa settimana. La tua mente abiterà in modo del tutto naturale quella zona che noi dell'industria del conscio chiamiamo "stato di alterazione". È molto diverso dal sentirsi male o dall'essere pazzi, e può rivelarsi molto meglio del normale star bene. Il mio consiglio? Rompi i tabù che non hai più bisogno di rispettare. Vaga senza alcuna inibizione nei luoghi che prima ti erano severamente proibiti. Esplora le frontiere del divertimento. Ps: se proverai a fare quello che ti suggerisco, potresti riuscire a soddisfare un prurito che fino a poco tempo fa ti sembrava irraggiungibile. Cerca solo di capire quando ti sarai grattato a sufficienza."
Allora io rompo, Rob. Lunedì vado e rompo il tabù e cerco di soddisfare il mio prurito. Facciamo che non sia a senso unico però, ok?

ARE YOU LONESOME TONIGHT?

Image by Jason Brooks

Sta albeggiando. Nonostante i neri nuvoloni che ricoprono il cielo noto le prime luci. Neanche questa notte ho dormito, i pensieri e soprattutto i ricordi non mi danno tregua. Pensavo di aver chiuso a quadrupla mandata il cassetto dei ricordi, ma forse è talmente pieno che ogni tanto qualcuno sbuca fuori e mi rovina la notte, o forse è passato troppo poco tempo per riuscire a soffrire meno. La buona Ally mi ha spiegato la sua teoria dei sei mesi, secondo cui la vita è fatta da scansioni di sei mesi dopo i quali cambiano le cose. Quindi fra due mesi la mia vita dovrebbe subire qualche cambiamento. Non si può fare un po’ prima? Tipo oggi o al più tardi domani? Sono stanca di questa routine massacrante di non-eventi. Ally è stata un dono inaspettato che la vita ha serbato per me. Non pensavo di poter trovare un’amica, di quelle che ti dicono le cose per come stanno e nello stesso tempo ti tendono la mano per non farti precipitare più in basso di dove ti trovi. Non pensavo di trovarne una perché per esperienza ho sempre poco creduto nell’amicizia. Nel corso dei miei 30 anni, gli amici veri si sono rivelati squallide fotocopie di amicizia, per cui che senso aveva fare un po’ di strada con loro? Meglio ognuno per i fatti suoi. Mi auguro di non dover mai ricredermi su Ally, e soprattutto di non venir ferita un’altra volta. Ne ho troppi di tagli sanguinolenti da curare. Ho trascorso la notte parlando sul messenger con un amico (?), che naturalmente non ho mai visto, ma con il quale si è creata una grande intesa. E’ una delle 3 persone che mi fa ridere di cuore, ed è una gran cosa se succede questo dalla lettura del display del pc. Comunque, ho fatto una scoperta parlando con lui che poco mi è piaciuta. Ed è stato lui a farmene accorgere, dal modo in cui parlavo e dal tono con cui gli chiedevo le cose. Ho realizzato che mi sento sola e mi vergogno a dirlo. Sono sempre stata un tipo solitario, cioè, non è che ami stare da sola, ma spesso e volentieri mi prendono quei giorni in cui non mi va di vedere e parlare con alcuno. Voglio degli spazi in cui restare un po’ sola con me stessa. Solo che da un po’ mi sono accorta che sola ci sto troppo spesso e male. Non mi piaccio più neanch’io probabilmente. Io mi piaccio quando sto con gente che mi piace e con la quale so relazionarmi e venir fuori. E dov’è finita questa gente? Ho pochissime persone con le quali parlo senza segreti, ma talmente poche che le conto sulle dita della mano, solo una mano però! Sarà l’età, sarà la batosta presa mesi addietro (di cui sinceramente avrei fatto volentieri a meno, ma gli uomini sono strani oltre che str…), sarà che veramente sono sola fisicamente. Mi vedo sempre più frequentemente girovagare per casa e osservare le cose intorno a me e non trovare motivi o emozioni per dare una smossa a questa vita che sta diventando uno strazio da vedere e da vivere. Eppure ci sarà un modo o un’illuminazione in grado di cambiare lo stato delle cose?! Dopo mesi mi piace uno e che faccio? Non trovo il coraggio di mostrarmi, e passo le notti a immaginare come potrebbe essere e cosa potrebbe succedere. Vigliacca Bibi! E questa non sono io, non è da me questo stato catatonico, perché lo so bene che questa non è la mia vita, è l’ombra della mia vita. Guardare dalla finestra le gocce di pioggia che rigano i vetri è una visione poetica ma angosciante, e sto da troppo tempo alla finestra a guardare la vita, invece di viverla, come si richiede alla mia età, alla mia condizione e al mio carattere. Forse dovrei mettere le mani nei buchi della corrente elettrica per darmi una smossa. Accendere la sigaretta e osservare come lentamente brucia è il passatempo più eccitante al momento per me. L’unica novità delle mie giornate riguarda come verrà il cappuccino dopo aver versato la bustina già pronta, se avrò messo troppo latte o la temperatura è alta. Fisso inebetita le lucine dell’albero di Natale e mi commuovono. Dentro ho voglia di gioia, di peccati e di allegria. Tutte le giornate scorrono noiosamente uguali, talmente uguali che sembra sia passato un unico giorno da quattro mesi a questa parte. Trascorro più tempo davanti il display del computer che con persone in carne ed ossa. Bisognerebbe mettere il naso fuori di casa e buttarsi nella mischia. E anche lì ci vuole coraggio. Nella vita ci vuole coraggio per troppe cose, ed io sto diventando un po’ codarda. Magari saranno stati tutti questi anni passati col codardo per eccellenza ad avermi contagiata, o magari sono veramente depressa. Bastardissimo ragioniere.
Cuore lo dimenticheremo!
Tu e io stanotte!
Tu dimentica il calore che ti ha dato,
io scorderò la luce!

Quando avrai finito, te ne prego,
dimmelo, così che io cominci!
Presto, presto! Potrei pensare a lui
mentre tu perdi tempo!
EMILY DICKINSON

mercoledì 13 dicembre 2006

NUOVO VENTICELLO

Stamane non ho voglia di alzarmi dal letto. Il calore del piumone e il mio stato d'animo semidepressivo non mi dà modo di desiderare altro. Che mi manca d'altronde? Ho il portatile sotto con me, qualche croissants al cioccolato sul comodino se mi viene fame e l'acqua accanto se ho sete. Certo, potrei sempre sfoltire quell'alta pila di vestiti che aspettano di essere lavati, ma tanto non mi servono nell'imminenza, e poi non voglio rimettere piede nella realtà. Sto bene così, col mio carico di ricordi che non fa più tanto male e con quel fortuito incontro che ha messo un pò di pepe nella mia monotona vita. Credo di essermi un pò fissata su quell'incontro, perchè voglio un'altra possibilità di essere nuovamente accarezzata, pensata e perchè no desiderata, da qualcun altro che non sia lui. Lui che mi ha spezzato il cuore, lui che se ne è infischiato dei miei sogni e dei miei sentimenti, lui e la sua codardia. Adesso PRETENDO un'altra occasione di provare emozioni e che Dio me la mandi buona. Il tipo l'ho incrociato per strada, un tardo pomeriggio che, sconsolata come non mai, volevo cimentarmi anzitempo nell'acquisto dei regali di Natale. Il volto fascinoso e la divisa da finanziere (che su di me ha sempre suscitato pensieri osceni) hanno fatto tutto. Non so se lui è rimasto così colpito da me quanto lo sono stata io. Di certo so che mi ha guardata, perchè per qualche nanosecondo i nostri occhi si sono incontrati. Ero veramente ridicola mentre mi sono infilata dentro il primo negozio che mi è capitato e da dietro la vetrina lo spiavo. Credo che le commesse mi abbiano scambiata per una quache psicopatica. Poi, come sempre mi succede per il mio maledetto vizio dei vestiti, mi sono distratta un attimo, attirata da un carinissimo maglioncino verde scuro con le stellette sui gomiti. Quando ho alzato gli occhi...lui non c'era più! Sono uscita dal negozio e mi sono guardata un pò attorno, nella speranza di vederlo da qualche parte, ma non ho scorto nessuna divisa da finaziere, solo quella di un vigile che stava per fare una bella multa alla mia auto perchè non posteggiata a spina di pesce ma come è parso a me. Il mio urletto ha bloccato la sua mano e me la sono cavata con una bella ramanzina. Sono tornata a casa quasi euforica e precipitandomi in cucina ho cambiato il canale della tivù per sintonizzarlo sulle emittenti locali, nella speranza di qualche azione repressiva che lo vedesse protagonista, ma niente. Ciò ha destato l'attenzione dei miei, che conoscono il mio scarso interesse verso gli accadimenti della falsa cittadina dove sono nata e da dove fra poco andrò via. Ho trascorso l'intera notte a guardare le repliche del telegiornale locale, ma niente neanche lì. Non sapevo neppure come si chiamasse. L'unica soluzione era aspettare l'indomani e chiamare un'amica sempre ben informata della vita sociale cittadina e dei nuovi arrivati. E' stato così che ho saputo il suo nome, e del legame, non si sa quanto serio, con una tipa. Mi rivolgo a Internet e racimolo scarse notizie e qualche misera foto, che naturalmente ho messo come sfondo al pc. Adesso devo farmi venire una bella idea per conoscerlo e folgorarlo, in modo elegante ed interessante. Che fare? Si accettano proposte.

Letterina semiseria a Babbo Natale

Caro Babbo Natale, che dici, oltre agli abbonamenti Sky e a tutto il resto che dovrai consegnare agli altri, riuscirai quest’anno a portarmi dei bei regali? Vediamo, io ci provo, tu vedi dove puoi arrivare.
Desidero che gli idioti che finora mi hanno circondata spariscano con un colpo di vento.
Desidero che la gente capisca da sola quando è stupida, così da evitarmi di farlo personalmente, inimicandomi il restante 98% dell’umanità.
Desidero che non mi crescano più i peli, che mi scompaia la cellulite o almeno che diventasse di moda e che la forza di gravità si fermasse.
Desidero prendere 5 Kg. solo dove servono e non dove ce ne sono già 5 di troppo.
Desidero un uomo che sia tale, sia dentro che fuori il letto, che capisca prima ancora che io lo dica cosa voglio e cosa non voglio. Desidero che quest’uomo sia fedele, abbia buona resistenza fisica e che non mi pianti in asso solo per guardare degli uomini che corrono dietro a un pallone. Desidero che non mi faccia tante questioni se non ricordo perché dalla sua carta di credito manca qualche centinaio di euro, e soprattutto che la bava che gli esce dalla bocca quando c’è una strafiga in tv gli rimanesse appiccicata al viso, così da pensarci due volte prima di fare di nuovo certi pensieri.
Desidero non dover trovare interessanti certi discorsi noiosi per pura educazione; fà che la sincerità non sia un’arma a doppio taglio.
Dici che è un po’ troppo? Forse, ma in fin dei conti al contrario di tanti altri, non sto chiedendo nulla di materiale e che alimenta il consumismo,no?
Comunque, se proprio non riuscissi ad accontentarmi in queste cose, ed io devo uniformarmi all’andazzo generale del Natale, mi va anche bene la borsa beige di Gucci che ho visto nel negozio in centro, quello dove lascio l’alone del mio respiro e l’impronta delle dita sulla vetrina. Va meglio così? Grazie Babbuccio, aspetto con ansia il 25!

Secondo gli storici...

Raggiunta una certa età, veniamo a conoscenza di una spiacevole realtà: Babbo Natale altro non è che un personaggio fantastico.Ma tale affermazione non è del tutto vera. Babbo Natale, o almeno un personaggio molto simile è realmente esistito; si tratta di San Nicola. Nato a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di Myra, in Lycia, nel IV secolo e forse partecipò al Concilio di Nicea nel nel 325. Quando morì le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087. In quell'anno, infatti, vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari dove sono tutt'ora conservate e di cui divenne il santo protettore. Negli anni che seguirono la sua morte, si diffusero numerosissime leggende. Una tra le più famose, e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 31-33), è quella delle tre giovani poverissime destinate alla prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in miseria, decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta del vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicò così sul tetto e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie.In altre versioni posteriori, forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo educativo, Nicola regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandoglielo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre. Secondo altre leggende, questo santo sarebbe entrato in possesso di un oggetto mitico, il Sacro Graal, che, oltre ad essere responsabile della sua capacità di "produrre in abbondanza" cose da regalare, fu anche causa del trafugamento delle sue spoglie per volere di papa Gregorio VII. In ogni caso San Nicola divenne nella fantasia popolare "portatore di doni", compito eseguito grazie ad un asinello nella notte del 6 dicembre (S. Nicola, appunto) o addirittura nella notte di natale.

Testo tratto da www.babbonatale.it

sabato 9 dicembre 2006

SLURP


Beh, che dire? Io proprio nulla. Voi?

venerdì 8 dicembre 2006

Sensazione


Mi sembra che tutte le luci si vadano affievolendo, pare quasi che si stiano spegnendo. C'è una luce che non si spegne mai?

domenica 3 dicembre 2006

Le acque chete rompono i ponti

Image by: Martha Rich

In qualche posto, in un non precisato luogo del mondo è successo che lui ha detto a lei: “Non so cosa mi sia preso, ma so che c’è qualcosa che non va. Come fai a non sentirlo anche tu?”
E lei: “A cosa ti riferisci? Cosa vuoi dirmi? Mi stai lasciando?”
Lui: “Ti ho appena detto che non capisco cosa mi stia succedendo. Non so più che cosa voglio e non voglio che tu rimanga coinvolta in questo mio malessere”.
Lei: “Sei impazzito? Mi fai paura. Io non capisco, non so che dire per evitare che tu faccia quello che immagino. Io ti amo, come puoi pensare che mi possa risultare facile lasciarti andare senza far nulla?”
Più di un’ora dopo, lui ha sbattuto la porta ed è andato via mentre lei, sprofondata nel divano, piange tutte le sue lacrime, sperando che quella notte passi presto e la mattina dopo lui torni dicendole che aveva pensato e che aveva capito che non voleva separarsi da lei.
Ciò che invece succede è che lei chiama una sua amica, quella più dolce, quella che si è sempre meno esposta, e in lacrime le racconta quello che è successo. L’amica si precipita da lei.
Lei la supplica di parlare con lui, di farlo ragionare, di provare a vedere se lui è davvero convinto di quello che dice. L’amica accetta, perché è sempre stata una persona solerte, pacata, buona e disponibile. Passano alcuni giorni e l’amica solerte e buona comunica all’amica fiduciosa che sì gli ha parlato, ma che lui non prova più niente per lei. L’amica piange e si dispera ma ringrazia di cuore lo stesso quella saggia ragazza che ha provato a farli riappacificare. Una settimana dopo per riuscire a svagarsi, esce e va a fare un giro in centro. E chi incontra? L’amica buona con il suo ex, mentre passeggiano mano nella mano. Lei si sente tradita, offesa e senza pensarci su li affronta ambedue. L’amica “buona” non dice una sola parola, ma non ha più l’aria così pacata e disponibile che ha sempre avuto. Il ragazzo è imbarazzato e rincorre l’ ex dopo che questa ha schiaffeggiato l’ amica. Prova a spiegarle che ha avuto bisogno di lei, che voleva cercarla, ma che una sera lei si è presentata e gli ha fatto capire che loro due non erano fatti l’uno per l’altra e troppe cose li dividevano. Per lei lasciarsi era stata una cosa giusta. Le racconta che si erano visti anche la sera seguente, che l’amica “così buona” gli ha manifestato il suo palese interesse e lui ha ceduto. Lei lo guarda nauseata e corre a casa. Si sente umiliata ma ciò che le risulta pesante da sopportare è il tradimento di quell’amica che non ha mai ritenuto capace di una cosa simile, quell’amica dall’aspetto di un’ameba, che mai è voluta stare al centro dell’attenzione, vivendo di luce riflessa. Stiamo attenti, i proverbi non sbagliano mai. C’è da imparare e c’è da stare a pensarci tante volte quando nella nostra vita abbiamo una persona simile, perché ciò che si nasconde dietro è un viscido sciacallo pronto ad azzannare, approfittando del momento giusto. L’acqua cheta è una persona che non è mai stata interessata a noi, ma a quello che avevamo, rosicando delle nostre occasioni e invidiando la nostra vita. Una vita che loro non riescono a farsi perché non ne hanno la consistenza, così, sono pronte ad aspettare al varco una debolezza umana per rubare ciò che ci appartiene, per mostrare che il loro altruismo è solo un egoismo ben mascherato. Eh si, le acque chete rompono. E non solo i ponti.

mercoledì 22 novembre 2006

Bechy Bloomwood

Chi è? Beh, lo sappiamo un po’ tutti, forse. Bechy è la protagonista dei libri di Sophie Kinsella. Bechy è quello che c’è un po’ in tutti noi. Bechy è l’incoscienza del nostro portafogli. Ho letto da qualche parte che comprare è terapeutico. Trascorrere qualche oretta a spendere un po’ di soldi equivale a stare un po’ meglio. Vero, vero, verissimo. Il problema è riuscire ad avere abbastanza denaro da farla diventare una terapia giornaliera. La sensazione di euforia quando entri in un negozio, per qualcuno equivale a volte a provare un piacere quasi sessuale. Essere circondati da decine di vestiti, oggetti e accessori, fa scattare nella nostra testa un qualcosa di folle. Stai lì, a guardare, provare ed immaginare, e già ti vedi con quel capo addosso, ti immagini bella, sexy e pensi quanto potrai essere guardata e quanto ti sentirai bene.
Ti senti come febbricitante e pensi che senza quel vestito o quelle scarpe, non saresti felice. E noi abbiamo diritto ad esserlo. Poi, d’un tratto, senza accorgertene, sei alla cassa sorridente, guardando la commessa come se fosse la tua migliore amica. Ti senti così buona che fai passare avanti qualcuno che ti dice che ha fretta. Esci quasi saltellando dal negozio, ti sembra che tutti ti sorridano e credi che avendo acquistato quella cosa il mondo ti concederà un’opportunità in più. Poco importa se stai comprando qualcosa che non potevi permetterti, vuoi mettere la felicità di avere fra le mani quel sacchetto che la commessa ci ha dato? Esci dal negozio e pensi che probabilmente fra qualche giorno, tornerai a prendere quell’altra cosa carina che avevi visto. Che importa se stiamo dilapidando ciò che abbiamo guadagnato con tanta fatica?
Perché anch’io non posso essere come Carrie Bradshaw? Perché non posso comprare tutte le scarpe di Manolo Blanick senza sentirmi colpa? Io non voglio sentirmi in colpa per qualcosa che mi fa stare bene. Ah già, i soldi. Quei pezzi di carta che tanto ci condizionano la vita, tanto da aspettare mesi e saldi per riuscire a comprare. Ma se comprare può essere terapeutico, perché non viene prescritto dai medici come cura? Ci si potrebbe provare a pagare il ticket per una certa quantità di vestiti. E più stai male e più ti è concesso comprare. A chi farebbe male? All’estratto conto? Inezie.

martedì 21 novembre 2006

15 anni fa

Image by: Esther Watson

Avevo 18 anni quando un giorno andai in gita con degli amici. Ci eravamo messi in testa di fare una cosa bucolica e cercare di capire cosa la natura aveva da offrire. A 18 anni si è tante cose e si vorrebbe essere in tanti modi. Le idee, le passioni, i sogni. Si leggeva Siddharta e si cercava di apprendere da Gibran. Un mio amico era appena venuto fuori controvoglia da una storia di due anni col suo eterno amore e nessuno di noi riusciva a spiegargli che c’era tutta la vita per dimenticare e divertirsi. Ma non per lui, che continuava a ripetere: Lei e nessun’altra. Eravamo scesi dalla macchina e ci stavamo accingendo ad incamminarci su un sentiero alquanto irto. Ridevamo se qualcuno cadeva e mangiavamo strada facendo i panini portati. Dopo mezz’ora già stanchi, ci siamo seduti in una specie di radura e ci siamo riposati. Si udiva belare e poco dopo eravamo attorniati da una trentina di capre. Il pastore sopraggiunse subito dopo e ci chiese se avevamo acqua. Si sedette vicino a noi e cominciò a parlare e ad incuriosirsi del perché eravamo finiti in quel posto così lontano dal centro abitato. Sottovoce per non farmi sentire spiegai che doveva servire da svago per il nostro amico. L’anziano pastore rimase un po’ stranito dalla nostra superficialità verso lo stato d’animo del nostro compagno. Prese il bastone col quale si accompagnava e con un piccolo coltellino cominciò ad intagliarlo. Nel farlo, iniziò a raccontare che alla nostra età aveva conosciuto una ragazza, della quale si era innamorato. Lui allora, spiegava, non era pastore, ma lavorava in un negozio di generi alimentari, e così aveva la possibilità di vedere sempre la ragazza. Anche la ragazza sembrava presa da lui e dopo qualche tempo, si fidanzarono. Il pastore raccontava di quanto felice lui fosse, di quanto si sentiva meglio, di come si alzava felice la mattina e di come la notte non gli mettesse più tristezza. La famiglia della ragazza, cominciò presto a pretendere che si discutesse di matrimonio, ma lui, povero in canna e che poco poteva chiedere alla famiglia, era in imbarazzo. Spiegò che gli occorreva del tempo per mettere i soldi da parte, ma non fu più accolto bene in casa della ragazza. Costei, dal canto suo, aveva cambiato il suo modo di parlargli e dimostrargli il proprio affetto. Lui non sapeva come risolvere la situazione e sapendo dove il padrone teneva la cassaforte, decise di rubare un po’ di soldi alla volta e metterli da parte. In una quindicina di giorni, aveva la cifra giusta per passare ai fatti. Lui era innamorato di lei, e non osava pensare cosa avrebbe fatto se la famiglia l’avesse obbligata a sposare un altro in condizioni migliori. Si decise la data del matrimonio, ma non si sa come né perché, il padrone si accorse dell’ammanco e l’accusò apertamente del furto. Passò circa un mese in carcere. Giorni passati a pensare a lei, a cosa poteva pensare di lui e cosa avesse deciso. Non una volta la vide arrivare in carcere per parlare con lui, ma lui trovava sempre un motivo per giustificarla. Una volta uscito, non andò neanche dalla madre, ma corse subito a casa di lei. Gli sembrava che in tutti quei giorni passati lontani, gli fosse mancata l’aria per respirare. Non fu ben accolto, anzi, il suocero lo aveva cacciato in malo modo, dicendogli chiaramente di non farsi più vedere, perché non era una persona gradita. Nonostante le sue richieste, non riuscì a vederla. Conosceva le sue abitudini e la mattina seguente si fece trovare all’uscita della chiesa. Lei non sembrava sorpresa. Lui vide il suo sorriso e gli bastò a fargli scordare la tristezza di quel mese. Cercò di spiegarle perché lo aveva fatto, ma lei rimaneva muta. Poi, lo prese per un braccio e lo trascinò in aperta campagna. Lì, lei si donò a lui, senza se e senza ma. In silenzio, ma guardandolo negli occhi, gli disse tutto il suo amore. “Non dimenticherò mai il sapore delle sue labbra – disse il pastore – sapevano di miele, ed ancora me lo ricordo”. Fatto sta, che dopo essersi amati follemente, lei gli comunicò che dopo qualche mese si sarebbe sposata. Suo padre l’aveva obbligata a farlo e lei non aveva forza né coraggio per disobbedirgli.
Al pastore sembrò quasi di sentire il rumore del suo cuore mentre si spezzava. Un dolore lancinante alla bocca dello stomaco lo piegò in due e mentre lei correva via, versò tutte le lacrime di una vita. “Non riuscii in alcun modo a rimediare alla cosa. Ero talmente disperato che andai a vederla in chiesa mentre si sposava. Pensavo che lei era stata mia, che lui non avrebbe mai avuto accesso al suo cuore, perché lei amava me, ma questo non mi consolava”.
Lasciò la sua casa e se venne in montagna. Voleva stare da solo per sempre. Da solo con il ricordo di lei. Una settimana dopo, un tale lo aveva convinto a badare al gregge di un contadino dovuto emigrare. Mentre saliva su per la montagna, sentì una voce che lo chiamava. Pensò che la sua folle idea continuava a perseguitarlo e non ci volle fare caso. La voce però continuava a chiamarlo, allora si fermò e attese. Fu un colpo vederla correre verso di lui.
Gli sembrò che il cuore gli stesse per scoppiare. La vide venirgli incontro, e si accorse che lei aveva la faccia e le braccia coperte di lividi. Capì cosa era potuto succedere. L’abbracciò stretta e la cullò per molto tempo. Poi lei si staccò e gli disse risoluta : “E adesso non ti lascio più”.
- E come è finita? – chiese il mio amico rinvenuto dal suo stato di torpore
- Non è finita. Sono passati quaranta anni, e lei è sempre con me, che mi aspetta a casa, con le labbra che sanno del miele più dolce –
Io stavo per mettermi a piangere, quella storia aveva commosso me, figuriamoci il mio amico dal cuore spezzato.
- Vedi, quello che ti volevo fare capire, è che anche se hai questa età e i tuoi amici non prendono sul serio quello che provi, io ti capisco. Quello che ti posso dire è che l’amore è costruito sul dolore e sull’incomprensione degli altri. Devi imparare dal dolore. Il resto succederà, sia che tu lo voglia sia che non lo voglia. Se tu sai che è questa la ragazza alla quale ti senti di appartenere, sarà destino che starete insieme, ma non sarà per compito tuo che questo accadrà. Succederà e basta –
Adesso sono passati quindici anni, e quell’incontro, quelle parole non le ho mai scordate. Penso che cantava bene Venditti quando diceva “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Ho cercato di imprimermi nella memoria il ricordo della storia di quel pastore. So che aveva ragione. Lo so perché, non so come né quando, il mio amico, dopo un viaggio introspettivo durato anni, mi ha chiamato e mi ha annunciato che si sarebbe sposato. Con lei.



Film: PRIMA DAMMI UN BACIO
Libri: SULLA SPONDA DEL FIUME PIEDRA MI SONO SEDUTA E HO PIANTO (P. Coelho)
Musica: AMICI MAI (A. Venditti) , QUANTO TEMPO E ANCORA (B. Antonacci)

lunedì 20 novembre 2006

Maid in Manhattan


C'era una parte di me che voleva sapere come ci si sente ad avere qualcuno come te che ti guarda come mi hai guardato tu quella volta. Marisa Ventura al senatore Chris Marshall in Maid in Manhattan

La mano che governa sul cuore

SHE
Lei il viso che non scorderai
L’orgoglio ed il coraggio lei
Come un tesoro l’oro dentro gli occhi suoi
Lei l'estate che ricanterai il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei lei
la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere la luce di un mattino che,
che non perderai lei
lo specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei, uguale a lei.
Lei l'estate che ricanterai
il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei
lei regala i suoi sorrisi senza mai
svelare al mondo quando non ne ha
privando il suo dolore libertà, l
ei forse è l'amore che non ha pietà
che ti arricchisce con la povertà
di un gesto semplice che eternità
lei la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere
la luce di un mattino che,
che non perderai lei
lo specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei
esattamente come lei
L. PAUSINI

Ciò che credo

Non è vero che d’amore non si muore. Si muore eccome, basta vedere attorno a sé, quante anime calpestate da un sentimento rivelatosi poi falso o a senso unico, perdano l’essenza della vita. Anni fa mi è capitato di vedere un film con la Neri e Giannini che mi ha dato modo di pensare. Non ho valutato se fosse stato un bel film o meno, ma so che mi ha dato la consapevolezza che c’è un lato dell’amore che preferiamo ignorare, ma che esiste, perché non ci conviene sapere che uno strappo, una lacerazione del cuore ti può ridurre in fin di vita, forse non nel senso fisico del termine, ma in quello umano. Ho sempre invidiato quelle persone che riescono a non dare troppo di sé in un rapporto per evitare di spezzarsi. Non ho mai capito che misura adottassero per non andare oltre un certo punto. Come diavolo fai a misurare la quantità da dare? A volte penso che bisognerebbe avere la capacità di trovare e provare la quantità esatta, ad esempio come si fa con i campioncini gratuiti di creme e cosmetici. Provi, vedi se va bene per la tua pelle, poi ti informi se il prezzo da pagare per l’intera confezione è troppo alto e in tal caso indietreggi. Ma ragione e logica non s’inseriscono molto bene in un contesto amoroso, credo. Un cuore spezzato, non ce la fa a capire. Hai voglia a sentire tutte le frasi fatte o i luoghi comuni che amici e parenti dicono per alleviarti la sofferenza. “Bisogna farsene una ragione”: come fai entrare la ragione in un sentimento che arriva dal cuore? La ragione che c’azzecca con l’amore? “ Il tempo guarisce tutte le ferite”: obietto anche in questo caso. Quali ferite guarisce? Il dolore provato, la speranza delusa, l’annichilimento, non te li scordi. “Tutto nella vita serve da esperienza”: ma non è che uno può farsi esperienze di una certa portata solo per fare esperienza. Esperienza di che? Cosa impari da una esperienza del genere? Che forse è meglio non fare di queste esperienze? Ma per favore! Se tu sei sicuro, perché lo senti nel cuore, che la persona a cui hai donato l’accesso incondizionato ai tuoi sentimenti è quella che cercavi, come fai a fartene una ragione, o ad avere la freddezza di comprendere che comunque è stata un’esperienza che ti ha arricchito? Di che ti arricchisce? Io credo che quando una storia, una persona, te li scordi, perché il tempo fa il suo lavoro, credo che quello non sia stato vero amore, ma un qualcos’altro che è sembrato tale e che per questo finisce. Se una cosa c’è o c’è stata, continua ad esserci. E l’amore esiste? Intendo quello vero. Viene decantato nei libri, nei film, nelle parole e nella vita. C’è, o come dice Verdone è eterno finchè dura? Io ho la prova che c’è, ma credo che certe persone non dovrebbero avere la possibilità di incontrarne altre. Non dovrebbero averne la possibilità perché inevitabilmente uno amerà sul serio e l’altro no. Se Fabio Volo scrive che la metà che cerchiamo di cui parla Platone, è una parte di noi stessi e non un altro individuo, voglio dissentire. Noi cerchiamo veramente un’altra persona, perché ci completa, perché ci capisce, perché ci fa piangere, e perché ci fa ridere. Se l’altra metà siamo noi, che bisogno ci sarebbe di stare con qualcuno mettendoci il cuore? Che piacere ne gioveremmo a guarire dalla solitudine o alleviare i problemi e le dissonanze di un altro? Potremmo limitarci solo a fare del sesso e tutto finisce lì, se l’altra metà che ci completa siamo noi. L’amore vero non finisce, finisce altro, non quello vero. Esiste invece, come ne scrive anche Paulo Coelho, lo Zahir, che assorbe i tuoi interi pensieri. Un amore che interrotto dall’esigenza dello spirito di fare altro, inevitabilmente ritorna, lo ritrovi, perché quello è il tuo amore. Passeranno giorni, mesi e forse anche anni, ma ritorna. Se tu hai dato amore, se lo hai riconosciuto fra tanti come tale, quella persona, è legata a te, se anche per questo è scattato il sentimento. Ci stordiamo con chiacchiere melense, con ricordi atroci quando basterebbe ascoltare anziché sentire. Di che abbiamo paura? Di scoprire che bisogna solo lasciarsi andare a qualcosa di sconosciuto e di cui non hai il controllo? La paura ti assale perché ne riconosci la forza e forse non hai gli attributi per saperlo affrontare e vivere. Allora la mente ti gioca un brutto scherzo, perché allontani metà mela e ti convinci che vuoi una persona meno consistente ma con cui sai di non correre troppi rischi. Ci fortifichiamo e per farlo ci prendiamo gioco dei sentimenti di un altro. E’ probabile che anagrammando la parola mela la versione a lei più vicina sia male? E ritorno alla frase che apre questo post, si muore, perché quando riconosci la tua metà ma ti viene impedito di unirti a lei, ti senti morire, perché non la ritroverai più se non nei tuoi sogni. E allora come vivi? Come lo dai un senso alla vita? Non riesci a farcela, non senti le forze per tornare in superficie e affoghi. E tu che rifiuti e neghi non sai che metà mela ti ha creduto, ha avuto fiducia, ha guardato nei tuoi occhi e ha visto, perché come dice Shakespeare: to hear with eyes belongs to love’s fine wit (udire con gli occhi è finezza d’amore).


Film: PER SEMPRE
Libri: UN POSTO NEL MONDO (F.Volo), LO ZAHIR (P.Coelho)
Musica: FEEL AGAIN (Glenn Lewis), SOLO LEI MI DA’ (Sugarfree)