domenica 31 dicembre 2006
martedì 26 dicembre 2006
Pensieri sparsi
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domenica 24 dicembre 2006
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venerdì 22 dicembre 2006
MAH!
Beh, è passato qualche giorno e nessuna novità sul fronte cambiamenti. Il mio stato sentimentale delirante, insofferente e impaziente mi getta in una condizione di semi-sconforto. Gli acquisti di Natale per fortuna sono completati ed io ho smesso di trotterellare in giro pronta ad azzannare con una mia risposta al vetriolo chiunque osi mostrarmi un pò di spirito natalizio. La saggia Ally è lontana anche se più vicina e vive e vede colui il quale vorrei vedere, colui il quale io vorrei incontrare. In tutti questi mesi è stata una sorta di bastone a cui appoggiarmi e nonostante il peso, il bastone non si è rotto. Le mie notti sono migliori dei giorni. Trascorro qualche serata con Margot, l'amica di lunga data, persa nel corso di questi anni, ma sempre ritrovata. Insieme ci spariamo di quei discorsi che farebbero deprimere anche Topo Gigio. Discussioni che a distanza di anni non sono cambiati, siamo noi ad essere cambiate, ma sempre con il cuore gonfio. Ogni volta che entriamo in un negozio ci accoglie la sua canzone del momento preferita e lei dice di quanto a volte siano così vere quelle parole, ed io dall'alto del mio cinismo rispondo che Elisa canta e noi stiamo invece infognate in uno stato pessimo. Concludiamo la serata ubriacandoci con un aperitivo analcolico (so che è impossibile però è successo) e non riuscendo a capire ciò che definisce i nostri sentimenti. Alla fine lei sorride ed io termino le frasi con il mio solito "cazzo ne so" . Torno a casa e sul messenger trovo Tolly, che al grido di DAITARN AZIONE! comincia una lunga dissertazione, la quale ci coinvolge direttamente, tanto che ho pensato finiremo alla neuro prima o poi. Ci sfiniamo a far l'alba con i nostri discorsi esistenzial-sentimentali, non arriviamo ad un punto d'arrivo (d'altronde come potrebbe accadere se non abbiamo nemmeno un punto di partenza?). Ne concludiamo che non siamo noi quelli sbagliati, ma gli altri. In realtà mi sento come se fossi ai blocchi di partenza, pronta a scattare, ma verso cosa? Non vorrei ritrovarmi spiaccicata sul muro. In verità credo che se mi trovo in questa situazione, sono io forse ad avere qualche problema, o ad essere brava a trovarmi situazioni problematiche. Ho letto da qualche parte che ciò che distingue un intoppo da una chance è il giudizio che ne diamo noi. Non so, ma mi piacerebbe tanto che un giorno, per caso...
Quante cose che non sai di me
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martedì 19 dicembre 2006
...E ORA PRENDO LA VITA PER LE PALLE!
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venerdì 15 dicembre 2006
ORO(A)-SCOPO
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ARE YOU LONESOME TONIGHT?
Tu e io stanotte!
Tu dimentica il calore che ti ha dato,
io scorderò la luce!
Quando avrai finito, te ne prego,
dimmelo, così che io cominci!
Presto, presto! Potrei pensare a lui
mentre tu perdi tempo!
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mercoledì 13 dicembre 2006
NUOVO VENTICELLO
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Letterina semiseria a Babbo Natale
Desidero che gli idioti che finora mi hanno circondata spariscano con un colpo di vento.
Desidero che la gente capisca da sola quando è stupida, così da evitarmi di farlo personalmente, inimicandomi il restante 98% dell’umanità.
Desidero che non mi crescano più i peli, che mi scompaia la cellulite o almeno che diventasse di moda e che la forza di gravità si fermasse.
Desidero prendere 5 Kg. solo dove servono e non dove ce ne sono già 5 di troppo.
Desidero un uomo che sia tale, sia dentro che fuori il letto, che capisca prima ancora che io lo dica cosa voglio e cosa non voglio. Desidero che quest’uomo sia fedele, abbia buona resistenza fisica e che non mi pianti in asso solo per guardare degli uomini che corrono dietro a un pallone. Desidero che non mi faccia tante questioni se non ricordo perché dalla sua carta di credito manca qualche centinaio di euro, e soprattutto che la bava che gli esce dalla bocca quando c’è una strafiga in tv gli rimanesse appiccicata al viso, così da pensarci due volte prima di fare di nuovo certi pensieri.
Desidero non dover trovare interessanti certi discorsi noiosi per pura educazione; fà che la sincerità non sia un’arma a doppio taglio.
Dici che è un po’ troppo? Forse, ma in fin dei conti al contrario di tanti altri, non sto chiedendo nulla di materiale e che alimenta il consumismo,no?
Comunque, se proprio non riuscissi ad accontentarmi in queste cose, ed io devo uniformarmi all’andazzo generale del Natale, mi va anche bene la borsa beige di Gucci che ho visto nel negozio in centro, quello dove lascio l’alone del mio respiro e l’impronta delle dita sulla vetrina. Va meglio così? Grazie Babbuccio, aspetto con ansia il 25!
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Secondo gli storici...
Raggiunta una certa età, veniamo a conoscenza di una spiacevole realtà: Babbo Natale altro non è che un personaggio fantastico.Ma tale affermazione non è del tutto vera. Babbo Natale, o almeno un personaggio molto simile è realmente esistito; si tratta di San Nicola. Nato a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di Myra, in Lycia, nel IV secolo e forse partecipò al Concilio di Nicea nel nel 325. Quando morì le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087. In quell'anno, infatti, vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari dove sono tutt'ora conservate e di cui divenne il santo protettore. Negli anni che seguirono la sua morte, si diffusero numerosissime leggende. Una tra le più famose, e confermata da Dante nel Purgatorio (XX, 31-33), è quella delle tre giovani poverissime destinate alla prostituzione. Nicola, addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere di un nobiluomo impossibilitato a sposare le sue tre figlie perché caduto in miseria, decise di intervenire lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta del vecchio castello, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze. La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito. Tuttavia la terza notte San Nicola trovò la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicò così sul tetto e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicità del nobiluomo e delle sue tre figlie.In altre versioni posteriori, forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo educativo, Nicola regalava cibo alle famiglie meno abbienti calandoglielo anonimamente attraverso i camini o le loro finestre. Secondo altre leggende, questo santo sarebbe entrato in possesso di un oggetto mitico, il Sacro Graal, che, oltre ad essere responsabile della sua capacità di "produrre in abbondanza" cose da regalare, fu anche causa del trafugamento delle sue spoglie per volere di papa Gregorio VII. In ogni caso San Nicola divenne nella fantasia popolare "portatore di doni", compito eseguito grazie ad un asinello nella notte del 6 dicembre (S. Nicola, appunto) o addirittura nella notte di natale.
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sabato 9 dicembre 2006
venerdì 8 dicembre 2006
Sensazione
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domenica 3 dicembre 2006
Le acque chete rompono i ponti
E lei: “A cosa ti riferisci? Cosa vuoi dirmi? Mi stai lasciando?”
Lui: “Ti ho appena detto che non capisco cosa mi stia succedendo. Non so più che cosa voglio e non voglio che tu rimanga coinvolta in questo mio malessere”.
Lei: “Sei impazzito? Mi fai paura. Io non capisco, non so che dire per evitare che tu faccia quello che immagino. Io ti amo, come puoi pensare che mi possa risultare facile lasciarti andare senza far nulla?”
Più di un’ora dopo, lui ha sbattuto la porta ed è andato via mentre lei, sprofondata nel divano, piange tutte le sue lacrime, sperando che quella notte passi presto e la mattina dopo lui torni dicendole che aveva pensato e che aveva capito che non voleva separarsi da lei.
Ciò che invece succede è che lei chiama una sua amica, quella più dolce, quella che si è sempre meno esposta, e in lacrime le racconta quello che è successo. L’amica si precipita da lei.
Lei la supplica di parlare con lui, di farlo ragionare, di provare a vedere se lui è davvero convinto di quello che dice. L’amica accetta, perché è sempre stata una persona solerte, pacata, buona e disponibile. Passano alcuni giorni e l’amica solerte e buona comunica all’amica fiduciosa che sì gli ha parlato, ma che lui non prova più niente per lei. L’amica piange e si dispera ma ringrazia di cuore lo stesso quella saggia ragazza che ha provato a farli riappacificare. Una settimana dopo per riuscire a svagarsi, esce e va a fare un giro in centro. E chi incontra? L’amica buona con il suo ex, mentre passeggiano mano nella mano. Lei si sente tradita, offesa e senza pensarci su li affronta ambedue. L’amica “buona” non dice una sola parola, ma non ha più l’aria così pacata e disponibile che ha sempre avuto. Il ragazzo è imbarazzato e rincorre l’ ex dopo che questa ha schiaffeggiato l’ amica. Prova a spiegarle che ha avuto bisogno di lei, che voleva cercarla, ma che una sera lei si è presentata e gli ha fatto capire che loro due non erano fatti l’uno per l’altra e troppe cose li dividevano. Per lei lasciarsi era stata una cosa giusta. Le racconta che si erano visti anche la sera seguente, che l’amica “così buona” gli ha manifestato il suo palese interesse e lui ha ceduto. Lei lo guarda nauseata e corre a casa. Si sente umiliata ma ciò che le risulta pesante da sopportare è il tradimento di quell’amica che non ha mai ritenuto capace di una cosa simile, quell’amica dall’aspetto di un’ameba, che mai è voluta stare al centro dell’attenzione, vivendo di luce riflessa. Stiamo attenti, i proverbi non sbagliano mai. C’è da imparare e c’è da stare a pensarci tante volte quando nella nostra vita abbiamo una persona simile, perché ciò che si nasconde dietro è un viscido sciacallo pronto ad azzannare, approfittando del momento giusto. L’acqua cheta è una persona che non è mai stata interessata a noi, ma a quello che avevamo, rosicando delle nostre occasioni e invidiando la nostra vita. Una vita che loro non riescono a farsi perché non ne hanno la consistenza, così, sono pronte ad aspettare al varco una debolezza umana per rubare ciò che ci appartiene, per mostrare che il loro altruismo è solo un egoismo ben mascherato. Eh si, le acque chete rompono. E non solo i ponti.
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mercoledì 22 novembre 2006
Bechy Bloomwood
Chi è? Beh, lo sappiamo un po’ tutti, forse. Bechy è la protagonista dei libri di Sophie Kinsella. Bechy è quello che c’è un po’ in tutti noi. Bechy è l’incoscienza del nostro portafogli. Ho letto da qualche parte che comprare è terapeutico. Trascorrere qualche oretta a spendere un po’ di soldi equivale a stare un po’ meglio. Vero, vero, verissimo. Il problema è riuscire ad avere abbastanza denaro da farla diventare una terapia giornaliera. La sensazione di euforia quando entri in un negozio, per qualcuno equivale a volte a provare un piacere quasi sessuale. Essere circondati da decine di vestiti, oggetti e accessori, fa scattare nella nostra testa un qualcosa di folle. Stai lì, a guardare, provare ed immaginare, e già ti vedi con quel capo addosso, ti immagini bella, sexy e pensi quanto potrai essere guardata e quanto ti sentirai bene.
Ti senti come febbricitante e pensi che senza quel vestito o quelle scarpe, non saresti felice. E noi abbiamo diritto ad esserlo. Poi, d’un tratto, senza accorgertene, sei alla cassa sorridente, guardando la commessa come se fosse la tua migliore amica. Ti senti così buona che fai passare avanti qualcuno che ti dice che ha fretta. Esci quasi saltellando dal negozio, ti sembra che tutti ti sorridano e credi che avendo acquistato quella cosa il mondo ti concederà un’opportunità in più. Poco importa se stai comprando qualcosa che non potevi permetterti, vuoi mettere la felicità di avere fra le mani quel sacchetto che la commessa ci ha dato? Esci dal negozio e pensi che probabilmente fra qualche giorno, tornerai a prendere quell’altra cosa carina che avevi visto. Che importa se stiamo dilapidando ciò che abbiamo guadagnato con tanta fatica?
Perché anch’io non posso essere come Carrie Bradshaw? Perché non posso comprare tutte le scarpe di Manolo Blanick senza sentirmi colpa? Io non voglio sentirmi in colpa per qualcosa che mi fa stare bene. Ah già, i soldi. Quei pezzi di carta che tanto ci condizionano la vita, tanto da aspettare mesi e saldi per riuscire a comprare. Ma se comprare può essere terapeutico, perché non viene prescritto dai medici come cura? Ci si potrebbe provare a pagare il ticket per una certa quantità di vestiti. E più stai male e più ti è concesso comprare. A chi farebbe male? All’estratto conto? Inezie.
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martedì 21 novembre 2006
15 anni fa
Al pastore sembrò quasi di sentire il rumore del suo cuore mentre si spezzava. Un dolore lancinante alla bocca dello stomaco lo piegò in due e mentre lei correva via, versò tutte le lacrime di una vita. “Non riuscii in alcun modo a rimediare alla cosa. Ero talmente disperato che andai a vederla in chiesa mentre si sposava. Pensavo che lei era stata mia, che lui non avrebbe mai avuto accesso al suo cuore, perché lei amava me, ma questo non mi consolava”.
Lasciò la sua casa e se venne in montagna. Voleva stare da solo per sempre. Da solo con il ricordo di lei. Una settimana dopo, un tale lo aveva convinto a badare al gregge di un contadino dovuto emigrare. Mentre saliva su per la montagna, sentì una voce che lo chiamava. Pensò che la sua folle idea continuava a perseguitarlo e non ci volle fare caso. La voce però continuava a chiamarlo, allora si fermò e attese. Fu un colpo vederla correre verso di lui.
Gli sembrò che il cuore gli stesse per scoppiare. La vide venirgli incontro, e si accorse che lei aveva la faccia e le braccia coperte di lividi. Capì cosa era potuto succedere. L’abbracciò stretta e la cullò per molto tempo. Poi lei si staccò e gli disse risoluta : “E adesso non ti lascio più”.
- E come è finita? – chiese il mio amico rinvenuto dal suo stato di torpore
- Non è finita. Sono passati quaranta anni, e lei è sempre con me, che mi aspetta a casa, con le labbra che sanno del miele più dolce –
Io stavo per mettermi a piangere, quella storia aveva commosso me, figuriamoci il mio amico dal cuore spezzato.
- Vedi, quello che ti volevo fare capire, è che anche se hai questa età e i tuoi amici non prendono sul serio quello che provi, io ti capisco. Quello che ti posso dire è che l’amore è costruito sul dolore e sull’incomprensione degli altri. Devi imparare dal dolore. Il resto succederà, sia che tu lo voglia sia che non lo voglia. Se tu sai che è questa la ragazza alla quale ti senti di appartenere, sarà destino che starete insieme, ma non sarà per compito tuo che questo accadrà. Succederà e basta –
Adesso sono passati quindici anni, e quell’incontro, quelle parole non le ho mai scordate. Penso che cantava bene Venditti quando diceva “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Ho cercato di imprimermi nella memoria il ricordo della storia di quel pastore. So che aveva ragione. Lo so perché, non so come né quando, il mio amico, dopo un viaggio introspettivo durato anni, mi ha chiamato e mi ha annunciato che si sarebbe sposato. Con lei.
Film: PRIMA DAMMI UN BACIO
Libri: SULLA SPONDA DEL FIUME PIEDRA MI SONO SEDUTA E HO PIANTO (P. Coelho)
Musica: AMICI MAI (A. Venditti) , QUANTO TEMPO E ANCORA (B. Antonacci)
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lunedì 20 novembre 2006
Maid in Manhattan
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Etichette: Pensieri
La mano che governa sul cuore
SHE
Lei il viso che non scorderai
L’orgoglio ed il coraggio lei
Come un tesoro l’oro dentro gli occhi suoi
Lei l'estate che ricanterai il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei lei
la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere la luce di un mattino che,
che non perderai lei
lo specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei, uguale a lei.
Lei l'estate che ricanterai
il giorno che ricorderai
e mille cose che non sai
che può insegnarti solo lei
lei regala i suoi sorrisi senza mai
svelare al mondo quando non ne ha
privando il suo dolore libertà, l
ei forse è l'amore che non ha pietà
che ti arricchisce con la povertà
di un gesto semplice che eternità
lei la tua ragione il tuo perché
il centro del tuo vivere
la luce di un mattino che,
che non perderai lei
lo specchio dove tornerai
dove ti riconoscerai
semplicemente come sei
esattamente come lei
L. PAUSINI
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Ciò che credo
Non è vero che d’amore non si muore. Si muore eccome, basta vedere attorno a sé, quante anime calpestate da un sentimento rivelatosi poi falso o a senso unico, perdano l’essenza della vita. Anni fa mi è capitato di vedere un film con la Neri e Giannini che mi ha dato modo di pensare. Non ho valutato se fosse stato un bel film o meno, ma so che mi ha dato la consapevolezza che c’è un lato dell’amore che preferiamo ignorare, ma che esiste, perché non ci conviene sapere che uno strappo, una lacerazione del cuore ti può ridurre in fin di vita, forse non nel senso fisico del termine, ma in quello umano. Ho sempre invidiato quelle persone che riescono a non dare troppo di sé in un rapporto per evitare di spezzarsi. Non ho mai capito che misura adottassero per non andare oltre un certo punto. Come diavolo fai a misurare la quantità da dare? A volte penso che bisognerebbe avere la capacità di trovare e provare la quantità esatta, ad esempio come si fa con i campioncini gratuiti di creme e cosmetici. Provi, vedi se va bene per la tua pelle, poi ti informi se il prezzo da pagare per l’intera confezione è troppo alto e in tal caso indietreggi. Ma ragione e logica non s’inseriscono molto bene in un contesto amoroso, credo. Un cuore spezzato, non ce la fa a capire. Hai voglia a sentire tutte le frasi fatte o i luoghi comuni che amici e parenti dicono per alleviarti la sofferenza. “Bisogna farsene una ragione”: come fai entrare la ragione in un sentimento che arriva dal cuore? La ragione che c’azzecca con l’amore? “ Il tempo guarisce tutte le ferite”: obietto anche in questo caso. Quali ferite guarisce? Il dolore provato, la speranza delusa, l’annichilimento, non te li scordi. “Tutto nella vita serve da esperienza”: ma non è che uno può farsi esperienze di una certa portata solo per fare esperienza. Esperienza di che? Cosa impari da una esperienza del genere? Che forse è meglio non fare di queste esperienze? Ma per favore! Se tu sei sicuro, perché lo senti nel cuore, che la persona a cui hai donato l’accesso incondizionato ai tuoi sentimenti è quella che cercavi, come fai a fartene una ragione, o ad avere la freddezza di comprendere che comunque è stata un’esperienza che ti ha arricchito? Di che ti arricchisce? Io credo che quando una storia, una persona, te li scordi, perché il tempo fa il suo lavoro, credo che quello non sia stato vero amore, ma un qualcos’altro che è sembrato tale e che per questo finisce. Se una cosa c’è o c’è stata, continua ad esserci. E l’amore esiste? Intendo quello vero. Viene decantato nei libri, nei film, nelle parole e nella vita. C’è, o come dice Verdone è eterno finchè dura? Io ho la prova che c’è, ma credo che certe persone non dovrebbero avere la possibilità di incontrarne altre. Non dovrebbero averne la possibilità perché inevitabilmente uno amerà sul serio e l’altro no. Se Fabio Volo scrive che la metà che cerchiamo di cui parla Platone, è una parte di noi stessi e non un altro individuo, voglio dissentire. Noi cerchiamo veramente un’altra persona, perché ci completa, perché ci capisce, perché ci fa piangere, e perché ci fa ridere. Se l’altra metà siamo noi, che bisogno ci sarebbe di stare con qualcuno mettendoci il cuore? Che piacere ne gioveremmo a guarire dalla solitudine o alleviare i problemi e le dissonanze di un altro? Potremmo limitarci solo a fare del sesso e tutto finisce lì, se l’altra metà che ci completa siamo noi. L’amore vero non finisce, finisce altro, non quello vero. Esiste invece, come ne scrive anche Paulo Coelho, lo Zahir, che assorbe i tuoi interi pensieri. Un amore che interrotto dall’esigenza dello spirito di fare altro, inevitabilmente ritorna, lo ritrovi, perché quello è il tuo amore. Passeranno giorni, mesi e forse anche anni, ma ritorna. Se tu hai dato amore, se lo hai riconosciuto fra tanti come tale, quella persona, è legata a te, se anche per questo è scattato il sentimento. Ci stordiamo con chiacchiere melense, con ricordi atroci quando basterebbe ascoltare anziché sentire. Di che abbiamo paura? Di scoprire che bisogna solo lasciarsi andare a qualcosa di sconosciuto e di cui non hai il controllo? La paura ti assale perché ne riconosci la forza e forse non hai gli attributi per saperlo affrontare e vivere. Allora la mente ti gioca un brutto scherzo, perché allontani metà mela e ti convinci che vuoi una persona meno consistente ma con cui sai di non correre troppi rischi. Ci fortifichiamo e per farlo ci prendiamo gioco dei sentimenti di un altro. E’ probabile che anagrammando la parola mela la versione a lei più vicina sia male? E ritorno alla frase che apre questo post, si muore, perché quando riconosci la tua metà ma ti viene impedito di unirti a lei, ti senti morire, perché non la ritroverai più se non nei tuoi sogni. E allora come vivi? Come lo dai un senso alla vita? Non riesci a farcela, non senti le forze per tornare in superficie e affoghi. E tu che rifiuti e neghi non sai che metà mela ti ha creduto, ha avuto fiducia, ha guardato nei tuoi occhi e ha visto, perché come dice Shakespeare: to hear with eyes belongs to love’s fine wit (udire con gli occhi è finezza d’amore).
Film: PER SEMPRE
Libri: UN POSTO NEL MONDO (F.Volo), LO ZAHIR (P.Coelho)
Musica: FEEL AGAIN (Glenn Lewis), SOLO LEI MI DA’ (Sugarfree)
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